Buongiorno cari lettori!
Questa mattina vi saluto con un libro semplicemte ME-RA-VI-GLIO-SO!!
Uno di quelli destinati a diventare un tutt'uno con la propria libreria!
Ringrazio quindi Francesca e Bianca della casa editrice Garzanti, che mi hanno fatto dono di una copia di questo magnifico romanzo.
Questa mattina vi saluto con un libro semplicemte ME-RA-VI-GLIO-SO!!
Uno di quelli destinati a diventare un tutt'uno con la propria libreria!
Ringrazio quindi Francesca e Bianca della casa editrice Garzanti, che mi hanno fatto dono di una copia di questo magnifico romanzo.
Il vento solleva strati leggeri di fiocchi ghiacciati. Joana ha ventun
anni e intorno a sé vede solo una distesa di neve. È fuggita dal suo
paese, la Lituania. È fuggita da una colpa a cui non riesce a dare voce.
Ma ora davanti a sé ha un nuovo nemico: è il 1945 e la Prussia è invasa
dalla Russia. Non ha altra scelta che scappare verso l’unica salvezza
possibile: una nave pronta a salpare verso un luogo sicuro. Eppure la
costa è lontana chilometri. Chilometri fatti di sete e fame. E Joana non
è sola. Accanto a lei ci sono altre anime in fuga, ognuna dal proprio
incubo, in viaggio verso la stessa meta. Emilia, una ragazza polacca che
a soli quindici anni aspetta un bambino, e Florian, un giovane
prussiano che porta con sé il peso di un segreto inconfessabile. I due
hanno bisogno di Joana. Perché lei non ha mai perso la speranza. Perché
la guerra può radere al suolo intere città, ma non può annientare il
coraggio e la voglia di vivere. È grazie a questa sua forza che Joana
riesce ad aiutare Emilia nella gravidanza e a far breccia nel carattere
chiuso e diffidente di Florian. I loro giorni e le loro notti hanno
un’unica eco: sopravvivere. E quando la nave finalmente si intravede
all’orizzonte, la paura vorrebbe riposare in un porto sicuro. Ma Joana
sa che non si finisce mai di combattere per la propria vita, ed è pronta
ad affrontare ogni ostacolo, ogni prova, ogni scherzo del destino.
Finché guardando in alto vedrà un cielo infinito pieno di neve, saprà
che quel candore le darà la forza per non arrendersi.
Ci sono libri che una volta letti non puoi più dimenticare. Storie che fanno commuovere, amare, sperare.
Anche in questo suo nuovo romanzo, Ruta Sepetys lascia spazio alla narrazione in prima persona. Quattro ragazzi, quattro storie che si alternano pagina dopo pagina.
Incontriamo Joana, giovane infermiera lituana che fugge dal suo paese a causa dell'invasione russa; Emilia, ragazzina Polacca, incinta, denigrata dalla Germania e braccata dalla Russia; Florian, prussiano, la cui grande abilità è copiare l'arte altrui sin nei minimi dettagli; Alfred, una recluta tedesca che si attiene scrupolosamente alla mentalità nazista.
Gli uccelli emisero strida rauche sopra di me, lanciando un avvertimento.
Conoscevo
le leggende sugli uccelli. I gabbiani erano le anime dei soldati morti.
I gufi erano le anime delle donne.
Le colombe erano le anime appena
defunte delle ragazze nubili.
C'era un uccello per le anime di persone come me?
Joana ed Emilia sono in fuga verso un paese libero. Un paese in cui poter essere accolte e vivere in pace.
Florian medita una personale vendetta verso Hitler e il suo regime, e nello zaino che porta in spalla è racchiuso lo scopo del suo viaggio.
Alfred è un reietto che aspira al titolo di Eroe. Vorrebbe la gloria, essere riconosciuto per la persona importante che crede di essere, ma alla fine rimane un essere spregevole, adorante dei preconcetti hitleriani e del proprio ego.
I primi tre ragazzi avanzano nelle neve verso la sopravvivenza e si trovano a dover convivere con il gelo, la fatica, la fame e la sete.
Si sono lasciati alle spalle amici, familiari, sogni infranti, un'infanzia terminata bruscamente e sensi di colpa che attanagliano la loro coscienza.
La loro unica speranza è raggiungere le sponde del Mar Baltico e salire sulla Wilhelm Gustloff: una nave crociera adibita per l'evacuazione delle popolazioni tedesche, in cui poi conosceranno Alfred.
Ogni passo strascicato sulla neve è un passo verso un futuro migliore. Proseguire è l'unica alternativa possibile alla morte.
La nave è proprio lì che li aspetta: attende di poter portare in salvo più di 10.000 persone, anche se è stata costruita per alloggiarne 1400, le scialuppe di salvataggio sono circa 12, e i Russi sono sempre in agguato con i loro sommergibili.
Dopo aver letto "Avevano spento anche la luna", posso dire che Ruta Sepetys è una scrittrice che sa come smuovere la parte più profonda della coscienza umana.
Due
nazioni in guerra avevano inghiottito la Polonia come bambine che
litigano per una bambola. Una la prendeva per una gamba, l'altra per un
braccio.
Tiravano così forte che un giorno la testa era saltata via.
I nazisti avevano mandato la nostra gente nei ghetti e nei campi di concentramento.
I sovietici avevano mandato la nostra gente nei gulag e in Siberia.
Dopo aver letto "Avevano spento anche la luna", posso dire che Ruta Sepetys è una scrittrice che sa come smuovere la parte più profonda della coscienza umana.
Dal far parlare i protagonisti in prima persona, alle descrizioni concise ma potenti, le sue parole evocano un periodo della storia dalle mille sfumature.
Leggere un suo libro vuol dire accendere la luce in stanze che non immaginavamo neppure esistessero.
Con Florian, Joana ed Emilia, ho attraversato le distese di gelida neve, le immense lastre di ghiaccio sotto la contraerea russa che sparava all'impazzata, con lo stomaco che implorava un po' di cibo e un'immensa stanchezza.
Sono salita sulla Wilhelm Gustloff, ammassata come tonno in una scatoletta a migliaia di altre persone. Poi sono arrivati i siluri, e tutto è precipitato.
è nel caos e nel terrore dettato dal profumo della morte, che la gente perde il senno della ragione.
Si farebbe qualsiasi cosa pur di mettersi in salvo, anche calpesatare chiuque perda l'equilibrio e cada a terra.
Le parole scritte con l'inchiostro hanno il potere di evocare le urla, il terrore cieco e un istinto di sopravvivenza animalesco.
Eppure, nel mezzo di tutto questo, il lettore vede una luce: un gesto d'amore, puro e candido come una rosa bianca, che squarcia l'egoismo umano e dona speranza.
"Proprio
quando pensi che questa guerra ti ha portato via ogni cosa che amavi,
incontri qualcuno e ti rendi conto che, chissà come, hai ancora molto da
dare".
Leggere "Ci proteggerà la neve" vuol dire fare un viaggio nel tempo: tornare al 1945, in una parte d'Europa che avrebbe rivisto la pace solo cinquant'anni dopo; vuol dire guardare dentro le vite di milioni di persone che cercavano la salvezza, un posto in cui crescere i loro bambini lontano dagli orrori della guerra.
Vuol dire prendere consapevolezza di eventi di incredibile importanza ma, per qualche strano motivo, conosciuti da pochi.
La
neve bianca copriva la scura verità, una tovaglia candida stirata su un
tavolo graffiato, un lenzuolo pulito e inamidato su un materasso
sporco.
La natura.
Era un'altra cosa che la guerra non sarebbe riuscita a portarmi via.
I nazisti non potevano fermare il vento e la neve.
I russi non potevano prendere il sole e le stelle.
"Ci proteggerà la neve" non è solo un romanzo: è la testimonianza del dolore, della fatica, della perseveranza e disperazione di un'intero popolo che fugge da una guerra priva di logica.
Piangere è una prerogativa di questo libro: nessuno può restare insensibile alle vicende dei personaggi. Non potrete fare altro se non innamorarvi di Florian, Emilia e Joana, perchè sono tre ragazzi che lottano con tutto il proprio coraggio, ma senza dimenticare chi hanno dovuto lasciare e chi possono ancora aiutare.
Perchè ogni gesto di gentilezza, anche il più piccolo, può riportare le stelle nella notte più buia.
Voto: 4/4 Stupendo